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Avendo una bella femmina di HM turchese con il ventre gonfio e l’ovodepositore molto sporgente ed essendo questi segnali evidenti di predisposizione all’accoppiamento avevo però un problema: non ero in possesso di un maschio degno di lei.

Girovagando per i negozi del Lazio, finalmente il 24 gennaio 2013, non so per quale evento fortuito, la mia vista si posò su un betta HM interessante.

Nell’insieme, la forma non era strepitosa, quella dello HM puro da show, la colorazione era molto variegata nella tonalità : dal turchese al nero, iridescenze blu sul corpo e parte della caudale. Un po’ di marble sulla dorsale e anale. Per finire con una sfumatura butterfly della caudale.

Insomma, un gran miscuglio, nemmeno tanto riuscito. Ma tant’è nel Lazio e per di più di questi tempi è veramente difficile, se non impossibile, trovare di meglio.

In ultimo, mi lasciai convincere dal mio sesto senso, che come in altre occasioni, mi suggeriva fortemente che era il tipo giusto e poi era quanto di più assomigliante di colorazione alla mia femmina avrei potuto reperire , quindi l’ho comprato. La foto lo ritrae ancora nella busta del negozio, immersa per l’ambientamento, nella vasca di destinazione.
Mi sembrava in ottima forma. Guizzante e famelico. La mia femmina mi faceva un po’ pena, la pancia era veramente tanto gonfia di uova. Non avrei dovuto, ma la sera del 25 gennaio, presi la decisione di inserirli nella vaschetta di riproduzione. Anche per approfittare del fine-settimana, avendo il tempo per osservarli.

Fu amore a prima vista. Da subito il maschio cominciò la fase di corteggiamento e costruzione del nido.

Seguì un gran lavoro frenetico fatto di bolle e inviti alla femmina a riprodursi. Tutto questo nel giro di poche ore.

La femmina sembrava rispondere. C’era solo una separazione tra loro, formata dal foglio di vetro sintetico che uso per proteggere la stessa. Ma era giunto il momento. La frenesia dei due aumentava, anche se in così poco tempo dal momento in cui si erano visti.

Il nido era ben costruito. La coppietta era stata anche ben nutrita. L’affiatamento era veramente molto evidente, così come la voglia di riprodursi. Anche la femmina mostrava la voglia di congiungersi con il maschio, picchiettando con il muso sul foglio separatore e nuotando freneticamente in tutte le direzioni.

Sembrava dicesse che voleva andare da lui, ma non poteva. Decisi quindi di liberarli per l’atto conclusivo. Il 26 gennaio, nel primo pomeriggio, appena tolto il separatore, senza altri indugi o azioni violente del maschio sulla femmina per convincerla all’atto, si accoppiarono e fu come al solito uno spettacolo. Dopo tante riproduzioni, ancora provo emozioni nell’osservare questo atto della natura.

L’accoppiamento durò un paio d’ore, durante le quali furono prodotte una gran quantità di uova, quante in poche altre volte ho avuto modo di osservare.
Lasciai il maschio a vigilare le uova e la schiusa, perché ho sempre creduto nell’azione benefica della sua saliva. La schiusa avvenne il 28 gennaio, la mattina presto, verso le 6,30 tanti erano già nati. Poi per non rischiare di perderlo per lo sforzo immane al quale si sottopongono in queste occasioni, il giorno dopo la schiusa, lo tolsi e dopo una mezz’ora, finalmente lo alimentai con del chiro scongelato.
I piccoli nati erano tantissimi. Qualcuno come di solito avviene, non è sopravvissuto, ma tanti altri si.

Hanno già cominciato a nutrirsi con naupli di artemia appena schiusa e microworms. La curiosità di sapere quali forme e quali colori avranno i loro figli, è tanta. Ma saranno necessari più di due mesi prima di poterlo verificare.
Forse non saranno dei campioni, tanto dipenderà dall’alimentazione, dalla qualità dell’acqua e dalla temperatura costante. I fattori genetici influiranno molto, come pure una buona dose di fortuna…ma, chissà…